Assegno insoluto: in cosa consiste
Di questi tempi la crisi economica imperversa ovunque e, proprio a causa di questo, sono frequenti i casi in cui, nelle transazioni tra imprese o tra imprese e privati, si assiste a mancati pagamenti dovuti ad assegni insoluti.
Ma cosa sono precisamente gli assegni insoluti? Sono quegli assegni utilizzati da un cliente per liquidare l’acquisto di un bene o di un servizio ma che, al momento della riscossione, risultano a vuoto a causa della mancanza di denaro sufficiente sul conto corrente di appoggio del debitore.
Di conseguenza, la richiesta di incasso da parte del creditore va ”in bianco”.
In pratica le fasi che portano a questa situazione sono le seguenti:
- presentazione dell’assegno allo sportello;
- la nostra banca avvia automaticamente la richiesta di riscossione alla banca del debitore, se diversa;
- nel caso di insufficienza di denaro sul conto corrente la banca contattata respinge la richiesta di incasso. Da quel momento l’assegno è tecnicamente in stanza di compensazione, contenitore virtuale in cui vengono registrate tutte le operazioni effettuate o tentate con titoli bancari;
- nel giro di qualche giorno lavorativo, ma a volte con tempistiche molto più lunghe, l’importo ricevuto viene stornato e, in questo caso, il nostro istituto di credito contatta quello del debitore affinché quest’ultimo venga sollecitato a versare liquidità sufficiente sul proprio conto corrente;
- a prescindere dall’esito dell’operazione, ad ogni nuovo movimento verrà effettuato il riaccredito della cifra iniziale. Se la nuova richiesta di pagamento viene soddisfatta il caso si chiude automaticamente, mentre se viene disattesa il debitore viene segnalato e dal conto corrente del creditore viene stornata la cifra non incassata con l’aggiunta di spese per insoluto a suo carico, che generalmente partono da un minimo di 100 €.
Esistono tuttavia delle mosse utili ad evitare una situazione di questo tipo o che possono servire a recuperare totalmente o in gran parte il denaro perso.
Cosa succede al debitore nel caso di assegno insoluto
Prima di tutto occorre precisare che la procedura di recupero credito normalmente si attiva in maniera automatica e viene direttamente gestita dalla propria banca di riferimento.
Nel caso del fallimento del secondo tentativo di riscossione il soggetto debitore viene segnalato alla Centrale Allarme Interbancaria (C.A.I.).
Attraverso questo procedimento il soggetto segnalato non potrà ottenere il rilascio di alcun titolo di credito per un periodo minimo di 6 mesi, variabile a seconda della gravità della situazione: esso non potrà quindi avviare la richiesta di nuovi prestiti o mutui né ottenere nuovi libretti per assegni.
Quando l’insoluto risulterà pagato il soggetto debitore dovrà pagare al beneficiario il valore nominale del titolo, ovvero l’importo che era apposto sull’assegno, con l’aggiunta di una sanzione pari al 10% dell’importo, il rimborso delle spese di addebito per insoluto e delle spese legali e gli interessi di mora.
Cosa succede al creditore nel caso di assegno insoluto
Se un titolo è insoluto il rispettivo creditore non solo non può incassare l’importo apposto sull’assegno ma deve anche pagare le spese per addebito insoluto applicate dalla rispettiva banca e che cambiano a seconda delle disposizioni interne allo stesso istituto di credito ed all’importo richiesto.
Oltre a questo il creditore dovrà anche pagare le spese legali per il procedimento di recupero per via giudiziaria dell’importo contestato.
Assegno insoluto: 3 cose che un creditore può fare per recuperare il denaro
- prevenire è meglio che curare, diceva un detto assai saggio. Questo vale anche per l’emissione di assegni: è importante infatti che il creditore svolga un’attenta indagine per valutare la solvibilità del cliente e comprendere dunque se si tratta di un soggetto a rischio insolvenza. Questa analisi può essere richiesta alla propria banca che effettuerà tutti i controlli del caso al fine di informare il cliente correttamente e nella maniera più dettagliata possibile;
- una volta avvenuto il misfatto il creditore può evitare di portare il debitore in giudizio attraverso l’invio di una comunicazione informale, in modo da avere così un pagamento diretto e chiudere la pratica all’istante.
Il debitore solitamente si sente fortemente minacciato dalla possibilità di essere iscritto al CAI e per questo si rende disponibile a chiudere la questione anche accordandosi su una modalità di rimborso in più soluzioni con il creditore;
- nel caso in cui l’avviso informale al debitore non possa essere effettuato o venga disatteso in qualsiasi modo il creditore è costretto ad avviare una causa in giudizio, tipica soprattutto nei casi in cui il soggetto emittente dell’assegno sia esposto in maniera elevata a livello finanziario e non riesca a chiudere in tempi brevi gli impegni accordati in precedenza.
Questo tipo di causa può velocizzare il recupero del credito ma, nel peggiore dei casi, può comportare il pignoramento di beni sul debitore ed anche il recupero anno dopo anno della somma fino alla completa chiusura della controversia.